Tornata a Roma dopo l'assassinio di Caligola, grazie alla sua straordinaria avvenenza riuscì a risposarsi col nuovo imperatore Claudio, fresco vedovo della sua prima moglie Messalina. Scaltra, seducente e carismatica, Agrippina alla fine convinse il debole Claudio non solo ad adottare Nerone, ma anche a designarlo come erede al posto del legittimo figlio Britannico. Purtroppo per lei però quando, dopo la morte di Claudio (tolto di mezzo da lei stessa pare con una pietanza a base di funghi velenosi) e dopo aver di fatto governato in solitaria l'impero col titolo di “Augusta” per circa cinque anni durante la minore età del figlio, pensava ormai di essersi costruita una posizione inattaccabile, il suo rapporto con Nerone, sempre più insofferente a qualsiasi limitazione della propria autorità, iniziò ad incrinarsi. Quest’ultimo infatti, sbarazzatosi in un primo tempo del suo precettore Lucio Anneo Seneca costringendolo al suicidio, giunse al punto di volersi levare di torno anche la madre. Ed è dal “De Vita Caesarum” di Svetonio che veniamo a conoscenza degli artifizi escogitati da Nerone per attuare l’empio proposito. Prima infatti ideò una stanza dove, ad un apposito comando, il soffitto crollasse in testa a chi vi era dentro e poi un'imbarcazione che, sempre a comando, andasse in mille pezzi in mezzo al mare, così colando a picco coi suoi passeggeri.
Con essa mandò a prendere la madre per trasportarla a Baia per un colloquio pacificatore, ma purtroppo per lui Agrippina riuscì a salvarsi a nuoto. Allora, in un impeto di collera, ordinò che fosse uccisa dando disposizioni affinché il tutto sembrasse un suicidio. A crimine compiuto, si dice che "...ad visendum interfectae cadaver accurrisse, contactasse membra, alia vituperasse, alia laudasse..." (cioè: "sia accorso a vedere il cadavere dell'uccisa e a tastarne le membra, disprezzandone alcune e lodandone altre"). Davvero niente male come esempio d'amore filiale!