Ai tempi del COVID19

La diffusione del Coronavirus ha provocato un rallentamento dell’economia: l’indice FTSE 100,  Down Jones e S&P  hanno registrato un crollo totale delle contrattazioni, mentre il prezzo dell’oro ha raggiunto livelli altissimi. In questo contesto la Storia può darci una mano per capire effetti economici delle emergenze di salute pubblica e il modo migliore per affrontarle. Bisogna ricordare infatti  che le pandemie del passato erano molto più letali del coronavirus.

Senza la medicina moderna e istituzioni quali l'Organizzazione mondiale della sanità, le popolazioni del passato erano molto più vulnerabili. Si è stimato che la Peste di Giustiniano del 541 abbia ucciso 25 milioni di persone e l’Influenza spagnola del 1918 circa 50 milioni.

Il peggior tasso di mortalità in assoluto nella storia è stato inflitto dalla Peste nera che durò dal 1348 al 1350, decimando la polazione in tutto il mondo tra i 75 e i 200 milioni. Tuttavia la maggioranza delle persone che sopravvissero godettero di standard di vita migliori. Prima della Peste nera, l'Inghilterra soffriva di grave sovrappopolazione ma dopo pandemia, la scarsità di manodopera portò a un aumento dei salari giornalieri dei lavoratori, che potevano lavorare dal miglior offerente. La dieta dei lavoratori migliorò includendo più carne, pesce fresco, pane bianco e birra. Anche se i latifondisti faticavano a trovare contadini, le variazioni delle forme di conduzione migliorarono la produzione delle terre e la sua redditività.

Ma il periodo seguente alla Peste nera fu, un periodo di "agitazione, esaltazione, rabbia, antagonismo e creatività" (C. Dyer) e la reazione del governo fu di frenare la tendenza economica di domanda e offerta.

Per la prima volta il governo inglese cercò di microgestire l'economia. Nel 1351 fu approvato lo Statuto dei Lavoratori per cercare di riportare i salari ai livelli precedenti l’epidema e di limitare la libertà di movimento dei lavoratori. Furono introdotte altre leggi per controllare il prezzo del cibo e addirittura per limitare il numero di donne che potevano indossare tessuti costosi.

Ma questo tentativo di regolare il mercato non funzionò. L'applicazione della legislazione sul lavoro portò al suo aggiramento e a proteste. Sul lungo periodo, i salari reali aumentarono perché il livello della popolazione ristagnava a causa dei periodici focolai di peste.

I proprietari terrieri faticarono a venire a patti con i cambiamenti nel mercato fondiario derivanti dalla perdita di popolazione. In seguito alla Peste nera si verificò una migrazione di massa perché le persone approfittarono delle opportunità di spostarsi in terre migliori o d’intraprendere attività commerciali nelle città. La maggior parte dei latifondisti fu costretta a offrire patti più vantaggiosi affinché i contadini si occupassero delle loro terre.

Emerse una nuova classe media, persone che non erano nate tra i proprietari terrieri ma che riuscivano a guadagnare abbastanza ricchezza in eccedenza da acquistare appezzamenti di terreno. La proprietà dei terreni si orientò verso le speculazioni di mercato, mentre il cambiamento popolazione causato dalla Peste nera portò anche a un’esplosione nella mobilità sociale. I tentativi del governo di limitare questi sviluppi provocarono a loro volta tensioni e risentimento.

Nel contempo, l'Inghilterra era in guerra contro la Francia e aveva bisogno di grandi eserciti per le sue campagne d’oltremare. Questi necessitavano sovvenzioni e provocarono in Inghilterra una maggiore tassazione su una popolazione diminuita. Il parlamento di Riccardo II escogitò l’innovativa idea di un’imposta punitiva sulle persone, il testatico, nel 1377, 1379 e 1380, portando direttamente a disordini sociali che sfociarono nel 1381 nella Rivolta dei contadini. Questa rivolta, la più grande mai vista in Inghilterra, fu una diretta conseguenza dei periodici focolai di peste e dei tentativi da parte del governo di rafforzare il controllo sull’economia e perseguire le proprie ambizioni internazionali. I ribelli affermavano di essere gravemente oppressi e che i propri signori li "trattavano come bestie".

Anche se la Peste nera fu davvero molto diversa dal coronavirus che si sta diffondendo oggi, ci sono alcune importanti lezioni da trarre per la futura crescita economica.

I governi devono fare molta attenzione a gestire le ricadute economiche. Mantenere lo status quo per gli interessi acquisiti può innescare disordini e volatilità politica.

Restringere la libertà di movimento può provocare una reazione violenta. Per quanto tempo la nostra moderna e mobile società acconsentirà alla quarantena, anche se per un bene maggiore?

Inoltre, non bisogna sottovalutare la reazione psicologica impulsiva: la Peste fece aumentare le aggressioni antisemite e xenofobe. La paura verso gli stranieri cambiò i modelli commerciali.

Col volgere al termine dell’attuale emergenza di salute pubblica ci saranno vincitori e sconfitti da un punto di vista economico. Nel contesto della Peste nera, le élite cercarono di rafforzare il proprio potere, ma il cambiamento della popolazione sul lungo periodo impose un certo riequilibrio a vantaggio dei lavoratori, sia in termini di salari e mobilità, sia nell’apertura di nuovi mercati per la terra (la principale fonte di ricchezza dell’epoca) a nuovi investitori. Il declino della popolazione incoraggiò anche l’immigrazione, pur se per lavori poco qualificati o malpagati. Sono tutte lezioni che rafforzano la necessità di reazioni misurate e attentamente studiate da parte dei governi attuali.


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